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Luigi Lombardo e il Neosurrealismo

Vincenzo Caiazzo - 10 gennaio 1991

   L'arte e la vita costituiscono un binomio inscindibile. Vero artista è colui che nell'affanno della ricerca quotidiana si adopera nel cogliere i molteplici aspetti della realtà in trasformazione, le angosce, le ansie, i guasti di un progresso-regresso, i turbamenti, gli sgomenti della coscienza dell'uomo nell'attuale società.

    Luigi Lombardo risponde a questi requisiti. Cresciuto nel periodo postbellico, sensibile ai disagi dell'uomo e dell'ambiente, per niente incline al vacuo formalismo, ha oggettivato attraverso la figurazione della sua arte, in continua evoluzione, il progressivo vacillare dell'essere continuamente violentato nella sua dignità esistenziale. Il linguaggio dell'artista, chiaro come pochi, sa trasmettere, conquistare il lettore e, quel che più conta, imprimere nell'animo profondi solchi di meditazioni.

    Questa logica espressiva, perseguita per tutta la vita, per la dilagante disumanizzazione per l'insensibilità nei riguardi della vita e dell'ambiente è sfociata nella teorizzazione di un nuovo indirizzo espressivo che Lombardo ama definire "neosurrealismo". La nuova tendenza che si compiace di colori accecanti, irreali, di nature informi  e metafisiche tende a procurare violente sensazioni con la precisa finalità di scuotere le coscienze dalla passiva accettazione di una realtà degradata. Un preoccupante grido di allarme, quindi, non fine a se stesso bensì pungolo per un auspicabile rinnovamento.

   Il neosurrealismo non rinnega del tutto i canoni del movimento antesignàno, il carattere onirico allucinatorio è conservato, come pure quello della traslazione in un mondo immaginario della realtà psicoanalizzata. Se ne distacca completamente allorché, attraverso la tematica trattata coinvolge l'osservatore, richiamandolo ad una responsabile presa di coscienza.

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